lunedì 22 novembre 2010

Adagio (2001)

Ringrazio i blogger di Occhi sulle Espressioni e Barren Illusions per avermi fatto conoscere Garri Bardin, un animatore russo che lavora in stop-motion e che lo fa in un modo impareggiabile.
I suoi lavori si riconoscono subito per la spietata critica sociale ma anche per la sua forte impronta minimalista: i suoi soggetti sono sempre rappresentati da oggetti comuni e di uso quotidiano come fiammiferi, origami e corde, che in una mente ordinaria potrebbero sembrare "senza vita" ma che nella mente stra-ordinaria di Bardin prendono vita attraverso l'uso minuzioso dello stop-motion con un uso altamente espressivo delle luci, delle ombre, dei colori, restituendoci così vaste gamme di espressioni umane che arrivano a toccare le corde più profonde nell'animo dello spettatore, come davvero pochi sanno fare nel mondo dell'animazione, sopratutto in Occidente. Il cortometraggio "Adagio" è il capolavoro di Bardin che ho preferito, eh già... perché di capolavori ne ha fatti tanti (qui nel suo canale ufficiale Youtube potete visionarne alcuni).
Il titolo del corto richiama proprio le note malinconiche dell'Adagio in sol minore composto da Tomaso Albinoni e arrangiato da Remo Giazotto, che fa da colonna sonora alle meravigliose immagini degli origami che caratterizzano il cortometraggio e che costruiscono una potente parabola sulla religione e l'intolleranza. La storia si sviluppa attraverso un gruppo di uccelli di origami grigi che simboleggiano l'umanità e quella di un uccello di origami bianco che richiama la figura di un Messia. Gli umani/origami grigi si muovono faticosamente nel bel mezzo di una tempesta e guardano con molto sospetto la presenza dell'origami bianco che gli mostra che è possibile superare facilmente il loro tortuoso cammino, nonostante la tempesta. Gli origami grigi non gli credono, rifiutano il suo messaggio di speranza e si sentono provocati dalla sua fede, così lo attaccano. L'origami bianco manifesta una resistenza soprannaturale alla loro violenza e si rialza, ma gli origami grigi continuano a colpirlo fino ad ucciderlo. L'origami bianco allora resuscita dimostrando a tutti che esiste l'eternità, i grigi a questo punto comprenderanno il loro errore e come un gruppo di fanatici religiosi lo aduleranno formando una processione, mentre tengono in mano un cartello che lo ritraggono. Sconvolgente e geniale è la sequenza finale: entra in scena un uccello di origami nero che viene notato dai grigi per il suo aspetto bizzarro e i suoi movimenti non perfettamente coordinati alla loro marcia, così viene rimproverato e isolato. L'origami nero al contrario del bianco è privo di poteri soprannaturali, perciò subisce passivamente i giudizi e le angherie dei grigi. Diviene un potente simbolo della discriminazione umana. Interessante è anche l'amara metafora umana che si cela negli origami grigi: pur avendo delle ali per poter volare rifiutano di farlo per paura della tempesta, come l'uomo quando limita la sua libertà a causa delle sue paure.
Ho appreso anche che il corto è liberamente ispirato dal racconto "Danko's Burning Heart" di Maxim Gorky. Ma forse è un particolare irrilevante come anche tutti i fiumi di parole su cui ci ho buttato sopra, godetevelo in silenzio:

8 commenti:

  1. ma è veramente stupendo.

    si dice che il grande autore tiri fuori l'Arte anche dagli oggetti più poveri, e, se è vero, Bardin (mai sentito prima) sembra davvero un grande Artista.

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  2. già puoi dirlo forte.

    Tra l'altro ho omesso di dire che è stato girato in nove mesi, tantissimi. Evidentemente Bardin teneva molto a questo progetto.

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  3. dirò una banalità (o anche una cazzata) ma a me sembra che in russia e in europe dell'est in generale, forse per la loro storia, abbiano una sensibilità particolare, un tocco di magia nel modo in cui esprimono la loro arte. mah...

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  4. Sìsì è proprio così, ormai ne sono convinto. Forse sarà il background culturale, o forse più semplicemente gli ambienti disumanizza(n)ti, ma tant'è il cinema di quei posti coglie sfumature che l'europa occidentale non riesce a carpire. Non si tratta di classifiche (Tarkovsky è meglio di o peggio di), è altro cinema. Splendido, ovviamente.

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  5. anch'io penso che non sia una banalità, nel senso che alla fine il contesto culturale influenza moltissimo l'artista. E sappiamo che questo contesto è sempre stato abbastanza sofferto, a maggior ragione che la sua grande radice ideologica antimaterialista si è rilevata un fallimento, un fallimento centuplicato sicuramente per chi ha vissuto da vicino le cose. C'è veramente un sentimento di sconforto e di rabbia nel loro modo di fare, a volte così spietatamente umano che tocca le viscere. E forse questa sconfitta sociale si è poi riversata sulla ricerca spirituale, infatti il cinema russo ha un inconfondibile incanto, sicuramente è quello che usa il cinematografo nella maniera più metafisica.

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  6. non avevo letto il tuo pensiero qui sul blog sul video che ti ringrazio avermi fatto conoscere(ora guardavo sempre di bardin, il gatto con gli stivali) e hai davvero detto in poche parole quello che anche io ho compreso e percepito, trovo che sia anche molto inquietante, quella cattiveria che si vede, mi ha fatto pensare a dogville come credo già averti detto... ma per la morte finale del diverso non era forse come un richiamo certo a tutte le differenze ma in quel caso a uno che non segue la religione( non ha il cartello come gli altri) quindi puo' anche ricordare le guerre sante ecc...

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  7. Grande Bardin, animatore di oggetti; come altri certo, ma lui si diletta soprattutto -come detto da voi- su un ambiente essenzialmente minimalista, davvero sull'indispensabile, riuscendo a tirarci fuori metafore sociali sorprendenti.
    Grazie per la citazione, quando faccio scoprire qualcosa che viene apprezzato ne sono contentissimo.

    Concordo anche con le disamine sul cinema dell'Est: maggiore sensibilità data dal contesto sociale, rabbia da oppressione, affinamento dell'anima. Anche a me piace ricordare il maggior background culturale, meno caciarone e consumistico, fatto anche di "uomo medio" che leggeva Majakovski. Da dire anche che fra i tanti orrori del capitalismo di stato (spacciato per altra ideologia...), si dava almeno importanza a certi studi e correnti, l'animazione era tenuta in alta considerazione, non come in Italia, dove nel 2010 certe cose ancora vengono tenute fuori da un contesto culturale e bistrattate. Da notare poi che ogni Paese della cortina aveva le sue diversificate caratteristiche artistiche, ma l'animazione era presente un po' ovunque.

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  8. Doinel scusa se vado OT: ho bisogno di contattarti per chiederti una cosa ma non trovo la tua mail nel blog :(
    mi scrivi te? robydick@gmail.com
    grazie mille

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