martedì 10 maggio 2011

Il brutto anatroccolo (2010)

Sono felice di parlare nuovamente in questo spazio di Garri Bardin, autore del corto Adagio di cui avevo parlato qualche mese fa. Questa volta Bardin ispirato dalla favola de Il brutto anatroccolo di Hans Christian Andersen realizza un bellissimo lungometraggio su cui ci ha lavorato per ben 6 anni, solo per la realizzazione di 400 pupazzi di oche, galline e anatre. La favola non poteva che essere riletta in chiave socio-politica, la diversità del brutto anatroccolo dovrà infatti fare i conti con l'entità della "nazione": la collettività circoscritta nella fattoria che si rappresenta con una bandiera che raffigura un uovo e che è abitata sempre dallo stesso tipo di animali, dimostrandosi incapace di integrare "modelli" diversi da quelli dominanti. Gli animali non conoscono il mondo oltre la recinzione perciò non possono sapere la differenza tra un uovo di un cigno e quello di una gallina, come non possono riconoscere un pulcino di cigno.
L'uovo però è fondamentale, è ciò che da' origine alla prole e mantiene la sopravvivenza della sua specie, è il fondamento della famiglia, perciò la fattoria espone ogni mattino la citata bandiera con il simbolo dell'uovo, accompagnata da un inno popolare martellante cantato da tutti gli animali, un rituale collettivo che diviene una spietata metafora del nazionalismo. Perciò in questo contesto, è divertente vedere un gallo che per mostrare alla comunità che ha fatto un uovo più grande delle altre famiglie, prende un uovo di un cigno che trova per caso oltre la ricezione e lo trasferisce dentro la fattoria per iniziare a covarlo. Per uno strano scherzo del destino, nascerà il "brutto anatroccolo" che verrà subito ripudiato e umiliato dai genitori adottivi e da tutta la comunità a causa delle sue sembianze fisiche molto diverse dagli altri pulcini. Il brutto anatroccolo, non avendo rifermenti e radici della sua identità, si adeguerà passivamente in quel microcosmo e farà di tutto per essere accettato. Simbolico sarà il suo dormire arrotolato alla bandiera dopo essere stato rifiutato dalle varie famiglie di anatre, oche e galline (che al contrario suo, dormono calorosamente l'una accanto all'altra) come se cercasse di trasferire disperatamente nella bandiera la speranza di essere integrato, di ottenere l'accettazione. L'esaltazione del nazionalismo diventa un ostacolo per la realizzazione della sua natura, in chiave marxista come accade in ogni culto, più cose si trasferiscono all'oggetto di culto, meno l'uomo ne risente in se stesso.
Non riuscirà infatti a fuggire via scoprendo altri mondi e modi di vivere, sui quali potrebbe ritrovare la sua vera identità, ma vi sarà costretto solo quando verrà cacciato dalla stessa comunità. 
Nel film non manca neanche la critica alla famiglia, qui rappresentata come un'istituzione perversa, dove ogni atto compiuto dai genitori si riversa sui figli che imitano a loro volta i genitori: esemplare è quel calcio che il gallo da' all'uovo del brutto anatroccolo e che i suoi figli pulcini imiteranno ogni volta nel corso del film. L'insistenza della ritualità del quotidiano nella struttura narrativa dell'opera di Bardin, ha sempre un suo perché e non è mai lasciata a caso, proprio perché nel finale vuole portare lo spettatore ad una rottura formale, che rivelerà la natura trascendente dell'opera.
Nella conclusione del film, il brutto anatroccolo è diventato un bellissimo cigno ma è incapace di volare, così per aiutarlo uscirà dal suo corpo un piccolo spirito guida che ha le stesse sembianze di quando era solo un brutto anatroccolo, si tratta del bambino interiore o divino, che simbolicamente guarisce le ferite emotive dell'infanzia permettendoci di spiccare il volo nell'età adulta. La famiglia, lo Stato, gli inni nazionali, non avranno più potere su di lui, volando guarderà dall'alto la fattoria che si rivelerà solo un minuscolo pezzo della realtà di questo incredibile mondo. Questo momento straordinario è accompagnato dalle magnifiche musiche de Il lago dei cigni di Tchaikovsky. Il film è un poetico e brillante manifesto della libertà, un inno alla bellezza della diversità, un capolavoro d'animazione che entra nel cuore.


Il film non è mai stato distribuito in Italia, tuttavia è disponibile
acquistarlo qui in Blu-Ray nella sua edizione francese.

3 commenti:

  1. buon giorno, grazie del regalo!!
    bellissimo e bravissimo Bardin di cui pochi giorni fa ho conosciuto l'estro e per combinazione ritrovo oggi qui:))
    a presto! (spero:)

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  2. Mi dicono dalla regia che sia stato appena mostrato al Future Film Festival di Bologna, dove io non stavo ;_;
    Sarebbero utili i sottotitoli però...
    E devo anche scoprire che brano è quello che tutti cantano nel pollaio durante la nascita del brutto anatroccolo...

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  3. prego teti900!

    francesco, si credo che i sottotitoli sarebbero molto utili, speriamo escano in futuro così almeno riusciamo a capire meglio il significato delle canzoni, anche se le immagini parlano chiaro.

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