martedì 12 luglio 2011

Solaris (1972)

Le note del "Ich Ruf Zu Dir Herr Jesus Christ (BWV639)" di Bach accompagnano i titoli di testa del film, un prologo musicale che preannuncia una preghiera solenne: quella dell'essere umano rivolta al suo creatore, da cui mai potrà avere risposta per dar pace alla sua sofferenza, alle sue memorie, ai suoi traumi, alla sua solitudine di fronte al mistero della vita. Solaris è un'opera che somiglia più a un flusso di coscienza piuttosto che a un film di fantascienza, perché il centro del suo interesse è la riflessione della condizione esistenziale umana e l'esplorazione di nuovi mondi possibili e dimensioni oltre la realtà empirica dei nostri sensi, Andrej Tarkovskij si serve dell'intimo del suo protagonista per arrivare all'universale, a quella parte che vive dentro di noi oltre l'esperienza dei sensi, cioè la metafisica.
Lo psicologo Kris Kelvin (Donatas Banionis) quando arriverà sulla stazione orbitante di Solaris, sarà vittima di un strano fenomeno: rivedrà comparire Hari (Natal'ja Bondarčuk), la sua moglie che però è morta molti anni prima, gli altri scienziati della stazione lo assicurano che non è "umana" ma è solo una proiezione materiale dei suoi ricordi e del suo inconscio provocata dal pianeta Solaris. La proiezione di Hari però acquisterà sempre più un'autonomia e svilupperà sensazioni e emozioni, comincerà anche a porsi domande sul suo oscuro passato. Kris Kelvin spaventato tenterà di allontanarla mandandola via con una capsula, ma la donna ritornerà sanguinante e viva, rivelando la sua immortalità e il suo bisogno di essere amata e protetta da suo marito.
Ma quando la donna saprà la verità, anche la sofferenza del passato che non fa parte direttamente della sua esperienza vissuta, la tormenterà e così tenterà il suicidio per poi risorgere ancora. Tarkovskij dirige in maniera claustrofobica le scene interne, con un ritmo lento ma ossessionante, ricco di ansie interne prediligendo i silenzi dei personaggi alle parole.


La scena della levitazione che avviene nella stazione per l'assenza di gravità, è l'unico momento cinematografico in cui le cose non hanno più peso sia fisico che psichico, Hari e Kris si abbracciano delicatamente e sospesi nell'aria quasi danzano, accompagnati dal tema musicale di Bach, che nuovamente si ripete. Sono circondati dai quadri fiamminghi di Bruegel che circondano le mura della stanza e che ritraggono i paesaggi terrestri ormai troppo lontani, sono scrutati dalla macchina da presa con uno sguardo malinconico e contemplativo; uno dei dipinti ritrae un paesaggio innevato di bianco che rimembra l'infanzia di Kris. È una delle sequenze più liriche e struggenti della storia del cinema, perché esprime poeticamente l'inesorabile solitudine umana e l'impossibilità di superare i tormenti dell'anima che ci legano alla vita e alle sue cose. 
Quando gli altri scienziati riusciranno a capire come liberarsi degli "ospiti", Hari si sottoporrà all'annichilamento all'insaputa di Kris. La solitudine del protagonista pregherà per un nuovo crudele miracolo, una preghiera che verrà esaudita da Solaris: una piccola isola in cui Kris ritroverà la sua casa terrestre ed incontrerà suo padre, mentre l'acqua - elemento sempre presente nel linguaggio poetico del regista sovietico - cadrà dal soffitto dell'abitazione evaporando a contatto del corpo del padre, come una comunicazione sensitiva ed emozionale rivolta alle nostre origini ed allo stesso tempo, come un'appagamento, perché l'acqua è un liquido che "riempie" i vuoti, anche quelli dell'anima.


È il primo film di Andrej Tarkovskij disponibile in Blu-Ray in Italia, grazie al lavoro della casa di distribuzione General Video. Da oggi la Mosfilm l'ha reso disponibile gratuitamente in streaming su Youtube

7 commenti:

  1. ... azz, qui si va sul difficile... Non ho letto nulla perché prima o poi dovrò vederlo insieme a tutto il resto, però ho visto il video, e non mi resta che ripetere: ...(c)azz(o)...

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  2. spero che vedrai questo film, il commento al film l'ho ripescato, era sul vecchio blog perso! E' inutile dirti che ti aspetta una delle opere più grandi della storia del cinema. Penso sia uno dei miei 10 film del cuore...

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  3. Non credo che i film possano cambiare la vita, ma se proprio ne dovessi dire uno, SOLARIS è il mio 'film dell' anima' (del resto basti vedere il mio nickname...). E' un'opera che ti costringe a guardare dentro di te, ti mette a nudo, ti obbliga a venire a patti con ciò che per te è intimo, inconfessabile.
    Complimenti per la recensione: bellissima, anche se sveli il finale del film... uno dei più bei finali della storia del cinema !! :-)

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  4. grazie Kelvin, allora condividiamo lo stesso sentimento per il film, si è vero te la cambia eccome. E' stato il primo film di Tarkovskij che ho visto e penso che abbia cambiato il mio modo di vedere le cose, o esattamente lo ha "ampliato". E poi c'è da considerare che Tarkovskij mi ha avvcinato al cinema sovietico di cui prima praticamente ignoravo l'esistenza, quindi lo amo troppo. Si è vero ho svelato il finale XD ma lo faccio sempre, questo posto ormai è diventato famoso per questo.

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  5. Profondità collegata alla sensibilità di certe cittadinanze, di cui parlammo tempo fa.
    Maestoso, uno di quei film adatti ad insiemi in stile "da portare su un'isola deserta". Ti rimane dentro.
    Io sono da sempre indeciso se preferire soggettivamente questo o "Stalker" (bellissimo il romanzo da cui è tratto), oppure metterli sullo stesso piano. In termini di semplice preferenza, certo, essendo film molto diversi.

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  6. grandissimo film, mi commuovo sempre quando lo vedo :)

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