sabato 23 maggio 2020

Stati di allucinazione (1980)

Il film prende ispirazione dalle ricerche dello psichiatra statunitense John Lilly sugli stati alterati di coscienza, raggiunti attraverso l'uso di una vasca di deprivazione sensoriale e la somministrazione di droghe psichedeliche. Il ricercatore nel film viene denominato Eddie Jessup ed è interpretato da un giovane William Hurt al suo esordio d'attore cinematografico, che ci conduce con trepidazione e ossessione in un'incredibile viaggio verso la ricerca della verità dell'esistenza umana, quella che si celerebbe dietro il mistero dell'origine della vita. Questo viaggio mentale si rivelerà una straordinaria regressione della storia umana, fino a toccare quella forza primordiale che ha generato la prima scintilla del Big Bang. Ken Russell come soltanto il suo genio visionario riesce a fare, dirige un film sconvolgente, disturbante e toccante. Le immagini che prendono vita all'interno di questa esplorazione sono primordiali, terrificanti, violente come le migliori opere pittoriche di Francis Bacon, il lavoro del truccatore Dick Smith sulla metamorfosi del protagonista è al dir poco stupefacente. Non siamo davvero nel territorio della fantascienza come spesso il film viene etichettato, ma piuttosto in un'esplorazione mistica ed esistenziale, di fatti la crisi sentimentale tra il ricercatore e la sua moglie diverrà parte centrale del racconto. Ciò che sorprende dell'opera è la capacità di utilizzare un linguaggio cinematografico convenzionale tipicamente hollywoodiano (non è un caso se è il primo film americano di Russell) rimodellandolo alle esigenze della sperimentazione. La combinazione riesce in un equilibrio perfetto e il risultato è straniante e originale. L'inquietante finale dove il corpo di Eddie riesce a entrare in contatto con l'energia primordiale finendone risucchiato e trasformato, equivale a una sorta di morte ancestrale. Solo l'amore umano e terreno diverrà l'unica àncora di salvezza dall'arida e orrifica verità cosmologica che ha scoperto. Nell'ultima scena i coniugi, dopo aver combattuto contro le oscure energie primordiali che separavano i loro corpi, si ricongiungono nudi in un abbraccio carnale, ritornando alla vita; un ricongiungimento che mi ha riportato subito in mente la bellezza della scena finale di Ordet di Carl Theodor Dreyer. Mentre le riflessioni futuristiche, fantascientifiche e spirituali si rappresentano oggi in serie come Black Mirror e The OA, il film di Ken Russell datato 1980, ci ricorda come il suo cinema abbia ancora da dirci molto e quanto questo sia ancora avanti sotto ogni punto di vista.


Il film è disponibile in streaming su Prime Video.

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