domenica 27 settembre 2020

Midsommar - Director's Cut (2019)

Dopo il poco riuscito (e sopravvalutato) esordio "Hereditary", Ari Aster ci trasporta in un piccolo villaggio sperduto tra i boschi della Svezia, dove un gruppo di studenti americani deciderà di passarci una vacanza per partecipare alla "festa di mezza estate", una tradizione secolare del posto. Come in "Hereditary", quello che emergerà in "Midsommar", sarà un terrificante disegno orchestrato da un mondo pagano e settario che si nasconde, cospira e irrompe all'interno di un'apparente laica e progressista società. Aster maneggia il materiale con estrema raffinatezza, rallentando i tempi (il film che ha pensato dura ben 172 minuti, contro i 148 della versione tagliata finita nelle sale), questo gli permette di creare un'atmosfera costantemente tesa e misteriosa, funzionale alla preparazione spirituale dei riti che verranno celebrati. La natura è un elemento che gioca un ruolo fondamentale nel film: fin dall'ingresso dei protagonisti nei boschi, Aster con una lunga carrellata sull'auto in strada capovolge la macchina da presa portando l'attenzione verso gli alberi che creano una sorta di galleria verso il cielo, successivamente l'uso del campo medio e lungo sarà predominante nelle scene come a sottolineare l'elemento umano assoggettato a questa "nuova" prospettiva. I campi verdi, le montagne, i fiori, invaderanno letteralmente lo spazio e i corpi dei personaggi, interessante a questo proposito è la sequenza in cui Dani, una delle protagoniste, dopo aver ingerito una droga per l'iniziazione della festa, vedrà le sue mani e i suoi piedi fondersi con l'erba, è una sequenza che non può non ricordare "Antichirst" di Lars Von Trier, dove William Dafoe cercava di liberare l'angoscia e la paura della moglie facendola entrare in contatto con madre natura, depurando la propria individualità. Anche in questo caso i personaggi del villaggio saranno invitati ad abbondare il proprio ego, per permettergli di "aprire la mente" e accogliere l'energia arcaica del luogo. Arriverà come uno shock, il rito dell'ättestupa. La scena è visivamente disturbante e diretta magistralmente. Questo evento segnerà una rottura all'interno del gruppo degli studenti, così alcuni decideranno di andarsene indignati, altri di rimanere per raccogliere avidamente materiale per la loro tesi di antropologia. Il film da qui in poi sarà una lunga discesa infernale, dove le sparizioni, le stranezze, gli orrori e gli atti subdolamente coercitivi della comunità saranno padroni, fino a condurci a un finale spiazzante e disturbante come pochi film del genere horror siano riusciti a concepire nell'ultimo ventennio. "Midsommar" è l'erede di "The Wicker Man", ma è anche molto di più. La forza del film è anche nell'aver maneggiato efficacemente la crisi di una storia d'amore, quella tra Dani e Christian, che si sgretola lentamente nell'ingranaggio perverso della comunità, annientando completamente le loro difese psicologiche e il loro raziocinio, riducendoli a pure marionette. E cosa ci può essere di più orrifico di questo? Cancellare ogni possibile forma identitaria, svuotando l'individuo di ogni libertà e verità, fino a ridurlo a un guscio vuoto di pelle umana, proprio come nel mortificante rito finale. Di straniante incanto sono le musiche composte da The Haxan Cloak, che accompagnano costantemente il flusso filmico evocando atmosfere ancestrali. "Midsommar" è un'esperienza ammaliante e terrificante al tempo stesso, da fare almeno una volta nella vita.

Il film è disponibile in Blu-ray disc su questo link.


1 commento:

  1. un film davvero grande, un'esperienza che al cinema rende moltissimo

    https://markx7.blogspot.com/2019/07/midsommar-ari-aster.html

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